Anche noi, figli di Laus Pompeia
Nella travagliata vicenda delle lotte tra i comuni lombardi, nei primi secoli dell’anno mille, le città di Lodi e di Milano furono acerrime nemiche, tanto che il 24 maggio 1111 i soldati meneghini assalirono l’antica Laus Pompeia. La città di San Bassiano venne distrutta, le case rase al suolo con il divieto di ricostruirle e tutta la sua popolazione fu dispersa. Molti lodigiani per scampare alla violenza e alla morte, fuggirono riversandosi nelle campagne circostanti e trovando rifugio presso i piccoli borghi lungo la valle dell’Adda ( ne dà testimonianza lo storico lodigiano Ottone Morena testimone oculare). Scapparono per via d’acqua con le barche o seguendo gli antichi percorsi delle strade romane ancora utilizzate per i commerci. Fu un esodo biblico. Molti di questi fuggiaschi, seguendo con le loro barche il corso dell’Adda, approdarono sulle sponde di Pizzighettone e da li si dispersero nei paesi vicini arrivando anche a San Bassano. Erano profughi e scappavano dagli orrori della guerra, dalla distruzione della loro città, dalle sevizie e dalle uccisioni cui erano stati oggetti da parte dei soldati milanesi. Furono accolti dai primitivi abitanti che già insediavano le nostre terre, i quali erano coloni romani che avevano fondato piccoli villaggi nell’”ager cremonensis” e vivevano di agricoltura e di commerci lungo il corso del Serio. La tradizione, forse, più della storia racconta che il nostro villaggio si chiamasse “Vicus Seriosus” (Villaggio del Serio). Qui vennero rifocillati, trovarono solidarietà e benevolenza da una popolazione povera e contadina e non lasciarono più la nostra terra, portando nel contempo il culto per il loro Santo Patrono Bassiano, il quale divenne nei secoli protettore della nostra comunità al punto da prenderne il nome. La loro integrazione fu tale che diedero origine alla stirpe sanbassanese che nei secoli di padre in figlio è arrivata fino ai giorni nostri.
Eccoci allora eredi di quei lodigiani fuggiti dalla loro città a causa della guerra. Permettete una considerazione; questi profughi dovettero essere assai numerosi in quanto portando da noi il culto per San Bassiano, ricordo che il nostro patrono “storico” era San Martino, nel giro di pochi secoli venne costruita una chiesa intitolata al vescovo laudense e prima ancora vi fu il cambio del nome del paese che passò da “Vicus Seriosus” a “ San Bassano” proprio nei primi secoli dell’anno mille. ( il nostro paese è l’unico in tutta Italia che porta il nome completo del Vescovo lodigiano ).
Nei primi anni ’60 il Sindaco di allora riallacciò ì rapporti di amicizia con l’Amministrazione Civica della città e istituì il pellegrinaggio devozionale alla tomba di Bassiano il 19 gennaio a ogni rinnovo di Amministrazione comunale . Sempre a seguito di questo “gemellaggio civico- religioso” il Sindaco invia al parroco della Cattedrale di Lodi, ad ogni festa patronale, un obolo, affinchè un cero arda a lato dell’urna che contiene le spoglie mortali del patrono a protezione di tutta la nostra comunità. Le sacre reliquie di San Bassiano sono state più volte accolte nella nostra, e sua chiesa, in occasione delle varie “peregrinazio”.
Maurizio Bonardi – Bibliotecario di San Bassano
Ultimo aggiornamento:
17/09/2019